MEF/TERNA: ma perché il DG Sala non si dedica un po’ a controllare cosa sta combinando la Di Foggia?

MEF/TERNA: ma perché il DG Sala non si dedica un po’ a controllare cosa sta combinando la Di Foggia?

23 luglio 2024

Invece di lamentarsi in giro delle attenzioni che gli dedica Sassate (lasciando basito lo stesso ministro dell’Economia, che difatti ora evita di invitarlo a determinate riunioni), perché il DG Marcello Sala non dedica un po’ del suo tempo anche alle estemporanee iniziative dell’AD di Terna, Giuseppina Di Foggia?

Eppure le sue deleghe parlano chiaro: tra le più delicate, c’è quella di “monitoraggio e controllo delle società partecipate”. Ecco, appunto. Lo sa Sala che la Di Foggia ha fatto accantonare in bilancio per la sua futura “liquidazione”—d’accordo con CFO e direttore HR—una voce che vale la bellezza di 7,3 milioni di euro?

Gli pare normale, visto che è il doppio dei predecessori? Che l’AD di Terna sia ormai consapevole di non poter aspirare ad una futura conferma dell’incarico, ci sta. Ma che si prepari ad incassare una cifra del genere, fa rizzare i capelli. Soprattutto visti i deludenti risultati di gestione ottenuti finora. E che hanno spinto gli analisti di Goldman Sachs, in tema di “target price”—visto l’andamento del titolo in Borsa—a tagliare la raccomandazione di Terna da “neutral” a “sell”, riducendo il prezzo obiettivo da 7,95 a 7,6 euro alla luce delle “deboli” prospettive di profitto e dei minori investimenti previsti.

Gli esperti della banca statunitense ritengono, infatti, che l’azienda faccia troppo affidamento sui generosi incentivi governativi (caricati sulle bollette degli italiani) che potrebbero svanire nel tempo. E quindi, molto meglio puntare su altre utility quotate. In Terna, la decisione di Goldman Sachs ha avuto un effetto deflagrante, minando la già inesistente fiducia di consiglieri e sindaci nell’operato dell’AD, che oltretutto continua a circondarsi di improbabili manager dai penosi curricula (tipo insegnanti di lingue straniere o periti industriali assurti al ruolo di direttori).

Non basta, dal momento che si vocifera pure che alcuni di loro, pur operando su Roma, si siano fatti assegnare come sede di lavoro Milano e Napoli, in modo tale da potersi poi far pagare trasferte e alberghi. Può bastare per intervenire e bloccare lo sperpero di questo fiume di denaro pubblico?