
Milano-Cortina e la lezione di Doha: l’accordo che riaccende un’amicizia fraterna tra Italia e Qatar
C’è un filo, saldo e tenace, che unisce la buona politica alla buona amministrazione: la capacità di trasformare relazioni in risultati concreti. A Doha, con la firma dell’accordo per la sicurezza dei Giochi di Milano-Cortina 2026 tra il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e lo Sceicco Khalifa bin Hamad Al Thani, questo filo è tornato a tendersi con forza, riscrivendo in chiave operativa e moderna la traiettoria del rapporto tra Italia e Qatar.
Non è un passaggio formale, né un esercizio di retorica; è la scelta di rimettere al centro la sostanza: procedure chiare, scambi informativi ordinati, addestramenti congiunti, interoperabilità dei comandi, responsabilità condivise.
Il valore di questa intesa va oltre la pur fondamentale dimensione tecnica. A emergere è il segnale politico e umano che giunge dall’Emiro Tamim bin Hamad Al Thani, leader che dell’It alia ha più volte manifestato stima, attenzione e affetto sincero.
In un tempo in cui qualche ombra ha offuscato la percezione del nostro Paese nel Golfo (le inchieste di Sassate su S. Marino) per attività diplomatiche opache, l’Emiro ha voluto imprimere una direzione limpida: riallacciare un rapporto franco, adulto, leale; restituire al dialogo bilaterale quella qualità che si fonda sull’amicizia fraterna e sull’ambizione condivisa di fare bene, insieme.
La firma di Doha diventa così un gesto di fiducia e di rilancio: non un favore, ma un investimento reciproco nella credibilità e nella capacità di servire l’interesse comune.
Milano-Cortina chiede esattamente questo tipo di maturità. Un’Olimpiade invernale non è un semplice calendario di gare: è un ecosistema diffuso tra montagne e città, infrastrutture tecnologiche e reti di mobilità, impianti sportivi e servizi essenziali, protezione delle infrastrutture critiche e gestione delle folle, cybersicurezza e comunicazione di crisi. La memoria recente insegna che nessun manuale, da solo, può sostituire il valore di un’esperienza vissuta su scala mondiale. Il Qatar, con la Coppa del Mondo 2022, ha stressato l’intero spettro delle competenze per grandi eventi: logistica, catena di comando, integrazione dei dati, controllo dei flussi, reattività operativa. Portare questo patrimonio al servizio dei Giochi italiani non significa importare un modello prefabbricato, ma intrecciare saperi, armonizzare procedure, rendere compatibili linguaggi e tecnologie, accelerare la curva di apprendimento del dispositivo nazionale. Significa, soprattutto, legare i successi di domani a un metodo condiviso oggi.
Il merito di Piantedosi è di avere imboccato questa strada con lucidità e misura, scegliendo di parlare il linguaggio concreto delle alleanze che producono risultati verificabili. L’accordo poggia su basi giuridiche robuste e su una visione pragmatica: gli strumenti sono chiari, i tempi sono seri, la governance è definita, i referenti sono individuati.
E tuttavia il cuore politico della giornata è il segno di amicizia dell’Emiro verso il nostro Paese. In Medio Oriente, le parole contano, ma i gesti contano di più. Scegliere di rimettere l’Italia al centro di una collaborazione così sensibile equivale a dire che la fiducia è intatta e vuole essere rafforzata; equivale a riconoscere che Roma e Doha, per storia, posizione e interessi, possono e devono essere alleate naturali.
È un messaggio che parla al futuro e che risana qualche ferita del recente passato: quando le istituzioni esitano o si contraddicono, i dossier rallentano; quando tornano a muoversi all’unisono, le opportunità riprendono il loro corso. Qui non si cancella nulla, ma si sceglie di ripartire dai fatti. E i fatti, oggi, dicono che l’Italia è un interlocutore affidabile, e che il Qatar, per amicizia e per visione, intende esserle accanto.
C’è anche una dimensione di stile che merita di essere colta. L’intesa non è un colpo di teatro, ma un atto di responsabilità condivisa. In questo senso Milano-Cortina potrà diventare la vetrina di un’Italia che ha ritrovato postura e metodo: un’Italia che non si limita a ospitare il mondo, ma lo fa con competenza, gentilezza istituzionale, rigore operativo. Accanto a lei, un Qatar che non si accontenta di esibire risultati passati, ma si coinvolge in un progetto europeo di valore, mettendo a disposizione esperienza fresca e capacità di adattamento.
LA SASSATA

Calenda e l’ex- ILVA: il bue che dà del cornuto all’asino

La 7, una rete progressista e di sinistra solo per i suoi conduttori: arriva la condanna per comportamento anti-sindacale
