I misteri dell’Aero Club d’Italia (e intanto il Dg se ne va)
Dal 2002 di elementi da chiarire nei rapporti tra Giuseppe Leoni e Aero Club d’Italia ce ne sono tanti e coinvolgono governi, ministri, sottosegretari, generali ai vertici delle FF.AA. e funzionari di vari livelli. Uno dei più eclatanti e recenti è la risposta lampo a firma di Maria Barilà della presidenza del Consiglio ad una richiesta degli avvocati di Leoni.
La richiesta, sotto forma di diffida, (leggi qui) risulta consegnata agli uffici della presidenza del consiglio il 30 dicembre 2019. Passano neanche tre giorni lavorativi e il 3 gennaio 2020 la solerte dirigente risponde con una lettera di due pagine tanto puntuale quanto singolare perché è indirizzata sia ai ministeri vigilanti che ai richiedenti.
Una prassi assolutamente sconsigliata nella corrispondenza d’ufficio, a meno che non si debba far sapere ad un amico che s’è fatto quanto richiesto. E la lettera appare così ben strutturata e ricca di particolari e riferimenti da far supporre che la Barilà sia ben edotta delle vicende giudiziarie di Leoni. Come mai? Da quando la presidenza del consiglio risponde in tempi cosi brevi?
Giuseppe Leoni, amico di Umberto Bossi, è tra i fondatori della Lega Autonomista Lombarda, quella di “Roma ladrona” tanto per intenderci. Con questo partito viene eletto alla Camera, subentrando proprio a Bossi. Dal ’93 cominciano i suoi inciampi con la Giustizia: il Barone verde, come lo chiamano nel mondo del volo, riceve un avviso di garanzia per un presunto finanziamento illecito in cui sarebbe stato coinvolto in quanto responsabile editoriale di una radio locale: Il reato viene poi prescritto.
Prima del 2000 Leoni era tra i promotori dell’inserimento di Aero Club d’Italia tra gli enti inutili, ma poi, mancati altri più importanti incarichi politici (sembra ambisse ad una poltrona da ministro), si affeziona all’ente e dal 2002 si alterna nei ruoli di commissario straordinario nominato dal Governo (con retribuzione) e presidente eletto senza compensi.
Strano che un ente che richiede un commissariamento venga affidato alla stessa persona che ne era responsabile quale presidente.
In occasione del commissariamento più recente (17 dicembre 2010 – 6 luglio 2013) l’incarico doveva durare sei mesi per adeguare lo statuto alla legge Brunetta riducendo i consiglieri federali da 5 a tre. Un lavoro che richiede 20 minuti. Invece l’incarico, e la relativa retribuzione, durano ben due anni e mezzo. L’ultima proroga viene proposta dallo stesso Leoni e inserita con un emendamento all’articolo 26- bis della Spending Review 2012 introdotto in sessione notturna intorno al 15 agosto (!!!), da due esponenti della Lega Nord.
Ma veniamo agli ultimi tre anni. A dicembre 2016 Leoni viene condannato in primo grado per peculato contro l’AeCI a tre anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Una pena accessoria più grave di quella inflitta a Silvio Berlusconi. Nella motivazione della condanna i giudici, non uno ma tre, sottolineano che il fatto sia stato commesso mentre Leoni era senatore della Repubblica.
Ci si aspetta che i 4 ministeri vigilanti (Trasporti, Interno, Difesa e Economia e Finanze) e la presidenza del Consiglio intervengano.
Ma no. In uno dei “mondi di mezzo” in cui si muove il Barone Verde ci sono due orologi: quello delle “decisioni a favore” che corre veloce (vedi lettera della presidenza citata in apertura) e quello delle “decisioni contro” che va lentissimo.
Così si chiede un parere (sul giudizio di un tribunale!) all’Agenzia Anticorruzione che il 1 mar. 17 dichiara applicabile al presidente dell’AeCI la sospensione cautelare per coloro che “sono stati condannati, ancorché con sentenza non definitiva, per i delitti” tra cui quelli contro la P. A., tra cui l’art. 314 c.p. che punisce il peculato, reato ascritto al Leoni nel dic. ’16.
E il CONI? dirà qualcuno. Anche Malagò, cui Leoni ha fatto favori elettorali già noti alla stampa, si trincera dietro un laconico “Aero Club d’Italia è un Ente di diritto pubblico sottoposto alla vigilanza…”.
Anzi il suo Capo di gabinetto, Francesco Soro, che “legge insieme al presidente” le mail di centinaia di aviatori che protestano, si perita di spiegare che “la responsabilità della sospensione di Leoni non è del CONI ma della medesima Federazione” (cioè AeCI) che però solo due settimane prima (che ci sia stato qualche suggerimento?) ha avviato la modifica dello statuto per dotarsi di un organo che possa sospendere il presidente.
Come mai il CONI non ha mai controllato che tutte le sue federazioni avessero una simile capacità prevista dal codice etico?
Come mai a fronte di una simile grave carenza che mina il funzionamento democratico di un organo sportivo il CONI non chiede di Commissariare AeCI?
La “sospensione” inflitta a Leoni è letta come una beffa dagli sportivi del Volo, oltre 15mila che ogni anno contribuiscono con le tasse per iscrizioni e rinnovi al sostentamento di AeCI.
Da sospeso Leoni firma, anzitempo, la convocazione di nuove elezioni del consiglio direttivo. Da sospeso chiede e utilizza una sala del CONI per svolgere le elezioni. Da sospeso Leoni accoglie i rappresentanti dei ministeri vigilanti che con la loro presenza avallano il fondamento di elezioni palesemente viziate. Tutto con uno statuto che il Presidente della Repubblica aveva con proprio decreto, del giugno 2015 chiesto che venisse modificato e che non risulta sia più passato al vaglio dei ministeri competenti. Da sospeso dichiara il falso firmando il 15 marzo 2017 la dichiarazione di insussistenza di cause di incompatibilità e inconferibilità prevista dal decreto legislativo 8 aprile 2013 ben sapendo invece della sua condanna in primo grado.
A fronte delle proteste crescenti di tutto il mondo del volo Del Rio, ministro dei trasporti pro tempore, in gennaio 2018 designa un Commissario Straordinario per AeCI: il prof. avv. Pierluigi Matera, esimio giurista che candidamente dichiara “Scusate io di volo non so proprio nulla”, ma che collabora attivamente con gli uffici di Malagò. Matera capisce che il suo compito è arduo e che, assente Leoni, in AeCI c’è chi informa e fa il gioco del vecchio presidente, tanto che si circonda di propri assistenti. Ma non basta. Il Commissario dovrà ammettere che talvolta i documenti in firma vengono modificati a sua insaputa. Sviste di qualcuno distratto o qualcos’altro?
Gli atti di Matera finiscono alla Corte dei Conti (perché non pure in procura?) e ne fa cenno anche il Consiglio di Stato citato dal senatore L’Abbate nella sua impalpabile risposta al sen. Stefano (vedi articolo di Sassate) arrivata un anno dopo (non dimenticate gli orologi!!). Ma delle irregolarità amministrative riscontrate da Matera non si sa più nulla, se non che c’erano debiti di Aero Club federati ad AeCI per quasi un milione di euro che la gestione Leoni potrebbe aver usato come strumento elettorale.
Dulcis in fundo Matera non compie l’unica azione che gli era richiesta dal decreto di nomina: indire le elezioni in AeCI, che avrebbero definitivamente chiuso l’era Leoni.
E intanto il tempo passa per dar modo agli avvocati di Leoni di risolvere i suoi guai legali e rifarsi una verginità, ma i problemi tecnici e gestionali della categoria rimangono. Negli anni in cui Leoni guida l’Aero Club ci sono innumerevoli “Raccomandazioni di Sicurezza” indirizzate ad AeCI dall’Agenzia Nazionale per Sicurezza del Volo, diretta dal prof Bruno Franchi.
Nessuna risposta.
Nel giugno 2015, in una manifestazione aerea di cui AeCI è responsabile, si sfiora la tragedia: due velivoli civili si scontrano, un pilota muore, l’altro con tanta perizia e altrettanta fortuna porta il velivolo danneggiato a terra evitando di pochi metri il pubblico sulla spiaggia. ANSV emette una serie di Raccomandazioni. Risultato: nessuna azione di AeCI e le manifestazioni continuano come prima. Poi ci sono gli interrogativi relativi alla gestione della flotta di AeCI, ma di questo ci interesseremo più avanti.
Intanto giunge notizia che il direttore generale di AeCI, gen. Mario Tassini, avrebbe rassegnato in questi giorni le dimissioni.
Ora Leoni dovrà “chiedere” all’Aeronautica Militare un nome per rimpiazzare il dimissionario. Secondo quale procedura verrà selezionato? E da quale commissione? Secondo quali norme che regolano il funzionamento di un “ente di diritto pubblico vigilato da 4 ministeri” come AeCI ama definirsi?
(1-continua)