Nomenclatura graduati, una riforma necessaria per non cadere nel ridicolo

Nomenclatura graduati, una riforma necessaria per non cadere nel ridicolo

12 dicembre 2019

“Le parole sono importanti” era il leitmotiv di un celebre film di qualche anno fa. Ed è vero. Le parole, mai come in questo frangente storico, sono essenziali, vanno dosate, ragionate. Ma allo stesso tempo è importante non imbrigliarsi in esse, evitando di risultare troppo cervellotici quando non occorre.

Tutta questa introduzione è necessaria per segnalare un altro grande granchio preso, a suo tempo, dagli esperti di nomenclatura delle Forze Armate, e che continua a perpetrarsi invariato ai danni di tutta la categoria dei graduati delle Forze Armate ma soprattutto dell’Esercito. L’esistenza e la persistenza di un grado quale: Caporal Maggiore Capo Scelto a Qualifica Speciale farebbe rizzare le orecchie anche ai puristi più accaniti. O altrettanto sgomento desterebbe nei cultori della lingua l’appellativo di Caporale in servizio permanente quando, questi, era il “titolo” con il quale veniva identificato il personale di leva.

Ormai la leva non esiste più, ma questa tendenza, tutta italiana, a complicare senza semplificare è qualcosa che macchia e avvelena il nostro DNA e non consente una reale identificazione del personale con il ruolo di appartenenza. Motivo che potrebbe indurre gli uomini e le donne che compongono un apparato di professionisti a sentirsi sminuiti o peggio ancora avviliti mediante una terminologia desueta, non in linea con i tempi.

Semplifichiamo. Spostiamoci in uno scenario sensibile, in territori dove imperversa il marasma più assoluto, durante un attacco terroristico. Se il superiore deve dare un ordine ai suoi sottoposti, mettiamo il caso tutti Caporal Maggiore Capo Scelto a Qualifica Speciale, impiegherà sicuramente più tempo, più energie e più aria nei polmoni rispetto ad una mina o ad un colpo di mortaio lanciato nella loro direzione, con risvolti drammatici ai quali non vogliamo neppure pensare.

Il fatto è che quando si studiano queste “precisazioni” riguardanti la nomenclatura, molto spesso, a farlo sono coloro i quali non hanno ben chiaro, forse, i contesti operativi; se questi stessi uomini che hanno partorito certe idee si trovassero in un contesto diametralmente opposto a quello al quale sono abituati, si renderebbero conto che in ambito NATO rischiamo di fare la figura dei “peracottari”, come si dice a Roma.

Un’espressione un po’ tranchant ma inappuntabile. O peggio ancora immaginate il caos che si verrebbe a creare se quel venisse tradotto in inglese. Non credo esista neppure.

Sembra una situazione assurda, ai limiti del paradossale. Come quel genio di Troisi descrisse magistralmente in “Ricomincio da tre” nel frammento in cui suggerisce alla compagna in attesa di chiamare il bambino Ugo o Ciro anziché Massimiliano perché fintanto che lo chiami chissà «dove sta, che sta facendo».

Capite bene che serve con urgenza una revisione della nomenclatura che possa al meglio identificare la Categoria dei Graduati senza troppa perdita di tempo, mantenendo intatte, si intende, le competenze e le gerarchie, magari inserendo il termine che meglio si addice alla categoria e differenziandone le mansioni tra primo, secondo, terzo.

Le ipotesi al vaglio sono molte, quello che preme è che venga riservato ai Graduati lo stesso trattamento in essere per i Ruoli Sergenti Marescialli e Ufficiali di tutte le Forze Armate e Forze di Polizia ad ordinamento civile e militare.

Ci aspettiamo una risoluzione tempestiva. La modifica della nomenclatura può sembrare una banalità ma è esattamente l’opposto. E’ una di quelle cose necessarie che indicano gli interventi fattivi messi in campo dal Ministro della Difesa e da tutto il Comparto.

Proprio in queste ore le Commissioni Difesa di Camera e Senato hanno dato il loro parere sul provvedimento correttivo al riordino dei ruoli, tra le tante osservazioni compare proprio quella di un necessario cambio nomenclatura, addirittura con un “sentito il parere delle rappresentanze del personale”. Anche per il Parlamento ha ravvisato questa necessità.

Sapere come inquadrare un Graduato è un tassello fondamentale per iniziare a mettere le cose a posto. Ricordiamoci che le “parole sono importanti” e che tra “parole messe a caso” e “parole con senso” c’è una sottile ma specifica differenza.