Nomisma e la “gioiosa macchina da guerra” di Carlo Gherardi che solo il MEF può fermare
05 gennaio 2023
Da oggi, a tutti gli effetti, il Consiglio Nomisma, il presidente della società bolognese di analisi economica, Piero Gnudi e l’amministratore delegato Luca Dondi, restano in carica solo per l’ordinaria amministrazione. Ma nel silenzio dei corridoi di Strada Maggiore i sussurri assomigliano sempre più a grida di rabbia.Dopo aver tentato per anni di scrollarsi di dosso il marchio PD (compito arduo visto che il management ha ancora oggi quell’origine), Nomisma si trova ad affrontare il rischio di vedersi appiccicare un’etichetta -se possibile-ancora peggiore
Cosi, tra alcuni soci storici si accavallano, senza soluzione di continuità, le telefonate che mirano a fermare la gioiosa “macchina da guerra“ dell’azionista di riferimento, Carlo Gherardi (patron della anomala Crif, Centrale rischi), in corsa non solo per la presidenza (e quindi per la successione a Gnudi), ma anche per la conquista della maggioranza delle azioni della storica creatura di Romano Prodi. Come? Semplice: rilevando le quote di azionisti non particolarmente attratti dalla prospettiva di un “padrone di Nomisma” e neppure dalla possibile futura governance della società di ricerca.
Nel sito di Nomisma si legge che “La significativa esperienza maturata nel settore, la garanzia di terzietà e la possibilità di offrire al cliente dati puntuali, fanno dell’Osservatorio Immobiliare (forse il principale strumento per fare affluire soldi nelle casse della società ndr) uno strumento strategico a sostegno delle decisioni di business”.
Ma come potrebbe Nomisma garantire questa terzietà e affidabilità con un presidente e proprietario come Carlo Gherardi che, oltre a fornire informazioni riservatissime (autorizzate da chi non si sa) su milioni di italiani e migliaia di imprese e pronto a far scattare il semaforo rosso per l’erogazione di mutui o prestiti, è direttamente impegnato anche nel settore Real Estate?
In questo caso è la sezione del sito del settore di Crif (la tentacolare Centrale Rischi su cui solo Milena Gabanelli, allora a Report, nel 2014 ebbe il coraggio di porre interrogativi di legittimità, rimasti peraltro senza risposta) a essere sin troppo esaustiva.
Leggiamo.“CRIF Real Estate Services (RES) è la linea del gruppo CRIF – si afferma – specializzata nell’erogazione di servizi in ambito immobiliare. L’offerta di CRIF RES include soluzioni per la valutazione degli immobili e per il reperimento e la gestione delle informazioni sulle proprietà immobiliari. Nell’ambito delle perizie immobiliari, CRIF RES si avvale del supporto di oltre 500 valutatori immobiliari professionisti iscritti agli albi dei Geometri, Ingegneri o Architetti, attraverso una rete distribuita sull’intero territorio nazionale, ed elabora circa 100.000 rapporti estimativi all’anno. Le valutazioni immobiliari fornite da CRIF Real Estate Services sono eseguite per l’85% da periti con certificazione accreditata ISO 17024. Inoltre, nel mercato delle informazioni immobiliari, CRIF RES opera su scala nazionale da oltre 20 anni ed esegue più di 400.000 visure immobiliari all’anno”.
Bingo. Da un lato l’Osservatorio immobiliare e i prodotti di consulenza super partes offerti nel settore immobiliare da Nomisma, dall’altro le valutazioni immobiliari svolte da Crif. Ovviamente tutte rigorosamente ispirate alla sbandierata terzietà garantita in futuro dall’accoppiata Gherardi-Dondi (sempre che l’AD venga davvero riconfermato). Se poi a questa singolare terzietà si aggiunge che Crif potrà selezionare anche a chi erogare i mutui e i prestiti, informare banche, finanziarie e fiduciarie su famiglie, cittadini e imprese, meritevoli di essere finanziati, oppure di essere “bannati” dal sistema, il “pacco” è bell’e pronto. Ebbene un po’ di imbarazzo sembra logico che serpeggi fra i vecchi azionisti di Nomisma, che saranno anche, in parte, targati a sinistra…ma che forse di queste mire imperiali non possono giustamente poi essere per nulla entusiasti.
E non è tutto. Perché Crif è particolarmente attiva anche sul campo, quello pala e piccone, cazzuola e mattone, dell’immobiliare. Per essere una società di servizi dedicata all’interesse pubblico, è riuscita in meno di dieci anni a mettere a segno tre operazioni giganti, tutte guarda caso a Bologna e vicinanze. E fra poche settimane dovrebbe nascere BOOM, il nuovo knowledge e innovation hub di CRIF che promuove iniziative e percorsi di formazione dedicati a studenti di ogni grado scolastico, professionisti, imprenditori, startupper, executive e corporate. Una struttura immobiliare modernissima e iper telematica costata 11 milioni e sistemata a Osteria Grande, dove far crescere e formare le nuove generazioni di “controllori” degli affari e delle finanze. Altrui, ovviamente.
Ma d’altra parte si tratta di noccioline rispetto all’investimento di 35 milioni attuato da Crif nel Campus Crif: una struttura, estremamente funzionale, tra uffici e spazi accessori che occupa complessivamente circa 4.000 mq. e si proponeva di essere “un innovativo progetto pilota per sperimentare nuove modalità di lavoro e di gestione a distanza, fucina di innovazione e progettualità. In estrema sintesi, un ambiente per facilitare la creatività e il pensiero laterale, che agevolerà il libero contatto tra le persone e le idee, ma che al contempo consentirà ai dipendenti di essere anche sempre integrati in un network per collaborare con i colleghi di Bologna e del resto del mondo”.
E proprio molto laterale deve essere stato il pensiero di Crif quando ha realizzato, sulle colline bolognesi, una faraonica struttura da 100 milioni per turismo di élite, congressi di classe, ospitalità vip e agricoltura -ovviamente sostenibile e autoctona- costata, incluso il Palazzo di Varignana e le ville con piscina frutto di recuperi architettonici di “cascine storiche, di terreni e casali rurali abbandonati, di colture antiche che si erano perdute”.
Nata nel 2015, l’ azienda agricola (che ospita periodicamente banchieri e finanzieri ai quali fornisce dati e anche occasioni conviviali) conta oggi oltre 500 ettari di terreni. “Grazie al ripristino delle antiche varietà di olivi autoctoni, estesi per 200 ettari, vantiamo – sottolinea ancora il sito -la produzione di un Olio Extravergine tra i più premiati e riconosciuti al mondo”. Il Resort Palazzo di Varignana “è un modello originale e sostenibile di ospitalità diffusa”.
Ma certo, come no. Infatti, il Resort dispone di 150 camere e suite, sei ville indipendenti, tre ristoranti, una SPA di 4000 mq con 7 piscine esterne, palestra, campi sportivi con driving range, un moderno centro congressuale e spazi per eventi.
Se i soci storici di Nomisma potrebbero anche sforzarsi di conciliare l’insegnamento di Giuseppe Dossetti con il new deal del superlusso bancario, ben più complessa appare la conciliazione cattolica fra la sbandierata terzietà di Nomisma nell’immobiliare (che rende soldi, rimpingua il conto in banca più che i ricercatori, e fa felice il suo management, che oggi pare schierato con il grande candidato presidente) da un lato; e dall’altro le tante operazioni immobiliari di cui si sussurra con il ruolo di Crif proprio nella stessa valutazione degli immobili che già Nomisma valuta.
Il tutto mentre il MEF guidato dal leghista Giorgetti sembra aver finalmente rimesso in funzione le antenne. Antenne che sembravano essersi paralizzate sotto l’occhio benevolo di quei “tecnici” targati PD, di cui ora il governo Meloni sembra deciso a fare piazza pulita (non quella di Formigli su La 7…)