”Bergoglio e pregiudizio”, un libro racconta il discusso pontificato di Francesco
Il 13 marzo 2013, Jorge Mario Bergoglio saliva al soglio pontificio e diventava papa Francesco. Da allora sono passati cinque anni che il giornalista Mauro Mazza ha racchiuso in un libro,”Bergoglio e pregiudizio”.
Ovviamente, sta incontrando non poche difficoltà ad ottenere la meritata visibilità. Non fosse altro che per la cruda verità con cui tratta l’argomento. E, si sa, ai media mainstream non piace chi se la prende con papa del politicamente corretto.
Nelle duecento pagine che compongono la sua opera, l’ex direttore di Rai Uno e del Tg2 fa un bilancio di questa intensa stagione della Chiesa caratterizzata da un ampio e profondo dissenso nel confronti del Pontefice. Un dissenso soprattutto interno. Che scuote pericolosamente le fondamenta dell’istituzione più potente al mondo.
Mazza ripercorre i sentimenti di grande aspettativa che hanno contraddistinto l’elezione di Bergoglio. Sentimenti che hanno finito ben presto per essere avvelenati da un atteggiamento pericolosamente anticonformista, caratterizzato da imbarazzanti contraddizioni che non solo nuociono alla credibilità della Chiesa, ma confondono i credenti.
E poi che Papa è uno che dice “Chi sono io per giudicare?”. Non a caso Bergoglio è sì il pontefice più amato nella storia della Chiesa. Ma dagli atei.
La sua iniziale spinta innovativa si è esaurita quasi subito. Il Giubileo è passato quasi in sordina. La riforma curiale, tanto annunciata, pare sia stata messa insieme alla bell’e meglio. Troppa confusione, troppa approssimazione. Nessun rispetto per le regole millenarie che hanno permesso alla Chiesa di arrivare fino ad oggi.
Questo Papa, sottilinea Mazza, “progressivamente e a notevole velocità, si è notevolmente allontanato dai suoi predecessori. Sempre, in ogni occasione, Wojtyla e Benedetto, infatti, avevano chiesto altro all’Europa. Lo avevano fatto invano, inascoltati, quasi implorando i governanti perché non gettassero nella spazzatura le radici cristiane, caposaldo della civiltà e dell’identità europea. Bergoglio, a velocità della luce, si è allontanato anche da… se stesso”.
Il giornalista racconta come l’atteggiamento di Bergoglio, caratterizzato da slanci e repentini passi indietro, non faccia altro che creare tensioni. Soprattutto tra cardinali, vescovi, teologi, sacerdoti, gruppi di fedeli. Coloro che, per istituzione, dovrebbero appoggiarlo incondizionatamente. Ma come si fa ad appoggiare colui che si sta rendendo responsabile di una rottura profonda che rischia di essere insanabile?
«Non va dimenticato che Bergoglio è il primo papa non europeo, che si sente esterno all’Occidente, alla storia e alla civiltà europea. Solo così possiamo provare a spiegare molte affermazioni e iniziative» racconta Mazza in un’intervista a Mario Bozzi Sentieri.
«Sarebbe bello se il papa facesse soprattutto il mestiere di papa; se predicasse, confortasse, difendesse ed esaltasse il messaggio della Chiesa nel mondo» spiega il giornalista.
Sulla base di una probabile brevità del pontificato di Bergoglio, Mazza avanza l’ipotesi (da molti condivisa) che a prendere il posto del papa argentino sarà il cardinale Parolin, ma non nasconde la sua simpatia per il cardinale africano Sarah. Ma su una cosa non ha dubbi: «Credo che oggi e più ancora domani il vero discrimine sarà tra i propugnatori dei diritti cosiddetti civili (eutanasia, aborto, matrimoni e adozioni omosessuali, droghe libere) e i difensori dei principii non negoziabili (diritto alla vita dal primo all’ultimo battito del cuore, famiglia composta da un uomo e da una donna, diritto dei genitori ad educare i propri figli). La scelta di campo dovrà essere netta e inequivocabile, perché credo che si sarà giudicati proprio che su questo discrimine, che produrrà contrapposizioni e scontri. Importante sarà non temere l’intolleranza dei tolleranti, il totalitarismo del pensiero unico, la dittatura del relativismo.»