Il Partito Radicale supera i 3mila iscritti. Come ai tempi di Capezzone

Il Partito Radicale supera i 3mila iscritti. Come ai tempi di Capezzone

16 dicembre 2017

Da tempo il Partito Radicale transnazionale è impelagato nel dopo Pannella e nella retorica dei ricordi. Nel frattempo i Radicali italiani di Emma Bonino e del segretario Riccardo Magi si sono di fatto distaccati dalla galassia di Ong e fanno squadra a sé.

Ci sono state sceneggiate, litigi politici, scomuniche e guerre per l’ortodossia e l’eredità pannelliana. Nonché questioni di soldi. Fondamentalmente però il Partito radicale che fu di Pannella e quello che si è fatto a sua immagine e somiglianza la Bonino (in disaccordo con Marco già da almeno tre anni prima della sua morte) si differenziano per una questione politica non secondaria: presentarsi o meno alle urne. E, soprattutto, con chi.

Il PRNT pannelliano (adesso diretto da Maurizio Turco, Sergio D’Elia, Elisabetta Zamparutti e Rita Bernardini) ritiene che in Italia non ci siano le condizioni democratiche, di libertà di informazione e dello stato di diritto per partecipare a libere elezioni. E nel congresso di Rebibbia del settembre dell’anno passato hanno sancito questa linea a stragrande maggioranza. Al massimo possono nascere liste di scopo, come “Amnistia, giustizia e libertà” dove, però, il logo e la parola “radicale” non possono comparire.

Radicali italiani invece è di fatto diventato un cespuglio del Pd e, d’altronde, la seconda vita politica di Emma Bonino si è sempre e tutta svolta all’ombra della fondazione Italiani Europei di Massimo D’Alema e Giuliano Amato oppure di quella di Enrico Letta (per il quale ha fatto pure la selezionatrice di studenti per il suo corso alla Sorbona).

Inoltre Radicali italiani si presenta a tutte le elezioni, amministrative o politiche che siano, aggirando di fatto una norma presente nello statuto di tutte le associazioni della galassia che impedirebbe ciò.

Per un po’ il partito radicale ortodosso e quello scomunicato sono convissuti da separati  in casa e nella stessa Radio radicale, dove la situazione ha raggiunto e oltrepassato il paradosso e  talvolta anche il ridicolo (le rubriche dei pupilli e delle pupille  della Bonino che dedicano molto spazio alla politica estera e soprattutto  alla Cina e alla Turchia sono ad esempio  discretamente antipatizzanti verso Usa e Israele quando Pannella ovviamente era sempre su posizioni molto più nette a favore dei due baluardi contro l’islam geopolitico).

Adesso  però hanno sedi diverse.

La notizia dei giorni scorsi è che il PRNT a trazione post pannelliana ha raggiunto e superato di slancio la quota dei 3 mila iscritti (3130) che si era dato “per non chiudere” nella stessa mozione di Rebibbia.

E questo nonostante una campagna parallela per raggiungere sempre 3 mila iscritti da parte di Radicali italiani che di fatto si sovrapponeva anche nelle identiche mailing list degli iscritti, indotti spesso in confusione.

Maurizio Turco ha dato per primo alla radio la lieta novella: “Era dal 2005 che il Partito radicale non raggiungeva un simile numero di iscritti..

Già, da allora. E chi c’era allora come segretario?

Un certo Daniele Capezzone che nel giugno 2005 era impegnato nel referendum poi fallito contro la legge 40 (leggi qui). E che fu cacciato (clicca qui) due anni dopo con ignominia, con tanto di video cult con bestemmia della Bonino. Perché, tra le altre accuse (tra cui quelle di essere troppo vicino al liberismo berlusconiano , nonostante nel 2006 fosse stato candidato ed eletto in Parlamento con le liste di sinistra) di cui fu investito dal duo Pannella e Bonino, per l’ultima volta d’accordo su qualcosa di politico, “aveva fatto troppi pochi iscritti”.

Oggi la dea Nemesi regala a Capezzone, nel frattempo deputato di Forza Italia della corrente fittiana, questa rivincita. Dopo di lui il diluvio. E oggi, a poco meno di dieci anni dalla sua cacciata, si torna a quella quota 3mila che per la sua segreteria fu quasi routine.