Poste/Nexive: come fa a valere 50 milioni un’azienda che ne ha accumulati altrettanti di “rosso” in tre anni?
Acquisizione di Nexive da parte di Poste Italiane, atto secondo. È una storia che si fa sempre più inquietante. E sospetta. Vediamo perché. A dicembre del 2018, viene indetta una gara per l’acquisto dell’azienda di recapiti, di proprietà delle Poste Olandesi.
Partecipano in quattro, quasi tutti fondi stranieri. Che fanno le loro due diligence e concludono con offerte, a scalare, in negativo, in un range che va da -15 a -25/30 milioni.
I dati vengono tenuti segreti, ma il panico si diffonde lo stesso tra i 1.400 dipendenti ed i 6.000 lavoratori dell’indotto. Nel frattempo, l’azienda continua a perdere: prima 1 milione al mese, poi 1,5 e via crescendo (nel 2020 si è arrivati anche a 2). I sindacati premono e ad agosto dell’anno scorso, arriva il “soccorso rosso” del governo Conte 2 (M5S-Pd-LeU-IV): l’articolo 75 del decreto-legge (occhio alla data) 14/8/2020 n. 104 consente, in presenza di perdite di bilancio negli ultimi tre esercizi, di derogare alle norme sulla concorrenza facendo prevalere l’interesse economico generale.
In questo modo, l’Antitrust ha le mani legate. Così, può farsi avanti Poste Italiane, che a metà novembre firma il preliminare d’acquisto per poter tornare ad essere monopolista del settore. Ed è a questo punto, che viene il bello, con la valorizzazione a 50 milioni di euro per un’azienda che negli ultimi tre anni li ha accumulati di perdite, facendosele ripianare dall’azionista olandese. Possibile? Possibile.
E non è neppure finita. Perché ai 34,4 milioni che Poste Italiane ora pagherà per rilevare l’azienda, a fronte di 15,6 di indebitamento netto, andrebbe anche calcolata nella cessione l’altra trentina che i furbi olandesi avrebbero dovuto sborsare in caso di messa in liquidazione di Nexive. Come dire: un bagno di sangue bell’e buono da parte di Poste Italiane.
Torna insomma d’attualità l’interrogativo già posto nella Sassata precedente dedicata alla vicenda: si può sapere cosa c’è dietro questa opaca (ad essere buoni) compravendita? O bisognerà aspettare che venga acceso un faro dalla magistratura, ordinaria o contabile che sia?