In Rai i lavoratori interni non vengono utilizzati per favorire gli appalti esterni

In Rai i lavoratori interni non vengono utilizzati per favorire gli appalti esterni

16 marzo 2018

La Rai è come l’albero delle ciliegie, basta che ne tiri giù una e cadono tutte le altre. Ieri abbiamo riportato giusta presa di posizione dell’Ugl informazione che con la lettera del suo segretario nazionale, Fabrizio Tosini, denunciava la situazione venutasi a creare a seguito del discutibile rinvio della programmazione di una trasmissione condotta dal giornalista Massimo Gramellini che ha costretto lavoratori interni, già occupati in altra parte del palinsesto, a farsi carico del rifiuto di Gramellini di andare in onda alla data prestabilita.

Ci pervengono ieri sera altri due comunicati diffusi dalla coordinamento regionale iscritti Uilcom e dalla Segreteria regionale televisioni del Lazio dello Snater, ambedue relativi all’utilizzo di professionalità esterne, per l’esattezza del regista, per la trasmissione Linea Verde. Il caso riguarderebbe il Programmista-Regista della nota trasmissione, dipendente interno Rai, che si è ammalato ed è stato “tempestivamente sostituito” da una risorsa esterna.

Anche in questo caso niente di strano se non fosse per il fatto che, come comunica la Uilcom, in Rai ci sono 1260 programmisti registi, 160 assistenti alla regia e 390 operatori di ripresa tutti dipendenti interni.

Ora, come giustamente si domandano i sindacati interni, è possibile che con tutti queste risorse interne i dirigenti della Rai non abbiano saputo trovare “qualcuno che abbia le capacità per fare il Regista o il Videomaker per una trasmissione non proprio complicatissima come Linea Verde”.

Ebbene sembra impossibile ma è proprio così e la cosa più assurda è che questa scelta sia stata fatta “all’indomani dell’approvazione del nuovo Contratto Collettivo di Lavoro che avrebbe nelle sue corde (con la sbandierata modernizzazione delle Figure Professionali) la contrazione dell’esternalizzazione del Lavoro”. Insomma mamma Rai approfitta della malattia di un lavoratore interno per piazzare l’esterno di turno al posto di una risorsa che poteva sicuramente trovarsi all’interno.

Ha ragione lo Snater quando si domanda “ A chi verranno realmente date più opportunità di lavoro e quindi di crescita professionale? Alle Eccellenze della nostra Azienda o all’ennesimo videomaker-regista esterno di turno?”

E alla domanda si risponde affermando che “forse ci salveranno solo le “esose richieste” dei Consulenti esterni che, come sembra anche in questa occasione, vanno molto al di là degli stipendi delle Lavoratrici e dei Lavoratori Rai e costringono a volte l’Azienda a dei ripensamenti…”

Insomma mamma Rai è sempre mamma Rai e ha sempre qualche figlio illegittimo da “sistemare” e poi un (esoso) contratto esterno non si nega a nessuno. Rimane il fatto che tutti questi sperperi della televisione pubblica ricadono sulle tasche dei contribuenti in barba alla politica di riduzione degli sprechi e dell’ottimizzazione del personale assunto con regolare contratto di lavoro.

Ai dirigenti della Rai tutto questo non interessa tanto non c’è il “signor Rai” che può richiamare i propri dirigenti ad una maggiore oculatezza. L’importante è che i soldi del canone che gli italiani tutti sono costretti a pagare nella bolletta della luce arrivino puntualmente nelle casse di viale Mazzini il resto…

La Uilcom conclude la sua denuncia con una riflessione giustissima affermando che la questione appalti è “un nervo che fa imbufalire i dipendenti ed i cittadini che pagano il canone”. Ci permettiamo di aggiungere che evidentemente né i cittadini né i dipendenti sono “abbastanza” imbufaliti per questo stato di cose e basta che la Rai continui a trasmetterci le partite, i festival di Sanremo e continui a farci ballare sotto le stelle, per il resto tutto è permesso e come cantava Renato Zero, Viva la Rai.