Rai: ceffone da 250mila euro a Fuortes grazie ai disastri della Produzione e dell’Ufficio Legale
Impelagato nelle solite scaramucce con l’Usigrai (grazie agli errori del direttore della TGR Casarin, sfiduciato a ripetizione dalla redazione), al povero Fuortes ne capitano di tutti i colori. Adesso è riuscito a beccarsi perfino un ceffone da 250mila euro, grazie all’ennesimo successo giudiziario del terribile avvocato Vincenzo Iacovino, autentica “bestia nera” dell’ufficio legale di viale Mazzini e di tutte le direzioni aziendali che si contraddistinguono per errori marchiani nei confronti dei dipendenti.
Leggete questa storia, che ha dell’incredibile per la protervia con cui è stata portata avanti per più di trent’anni. C’è una costumista, cioè l’appartenente ad una delle categorie più bistrattate in Rai (a tutto vantaggio delle “rivali” imposte dai sempre più potenti protettori esterni), che dall’inizio degli anni ‘90 colleziona contratti a termine a ripetizione. Nel ‘99, scatta il ricatto della Direzione Produzione: non solo non concede il giusto inquadramento a tempo indeterminato, ma intima alla donna -se vuole continuare a lavorare- di passare al regime a partita iva, pur continuando ad utilizzarla come una vera e propria dipendente. Così, passano gli anni e la poveretta resta una precaria, oltretutto regolarmente scavalcata dalle costumiste imposte dalle produzioni esterne. Si stufa e intraprende una causa che ora -dopo aver perfino perso in primo grado- vede in Corte d’Appello il trionfo suo e del suo legale: assunzione a tempo indeterminato, pagamento di tutte le retribuzioni e dei contributi arretrati, per un risarcimento complessivo della bellezza di 250mila euro.
Ma in Rai ci sarà mai qualcuno chiamato a rispondere di questi orrori? Chi si è ostinato a non voler regolarizzare una situazione così evidente? E il consigliere della Corte dei Conti cosa ci sta a fare in CdA?