RAI: le domande che nessuno ha il coraggio di fare a Giovanni Minoli, il “rieccolo!” di viale Mazzini che si autocandida alla presidenza
Indro Montanelli aveva soprannominato Amintore Fanfani il “rieccolo!” della politica italiana. Perché più le trame democristiane riuscivano ad emarginarlo, più lui riusciva a tornare rapidamente a galla.
L’accostamento con Giovanni Minoli non deve offendere nessuno dei suoi eredi, visto che è limitato solo alla RAI, ma è perfetto per folgorare con un nomignolo l’ambizione e la prosopopea di chi si considera da decenni “l’inventore della TV” italiana.
Sono già due giorni che l’ex-giornalista (pubblicista, eh, dato che non ha mai sostenuto l’esame per diventare professionista) chiama a raccolta i suoi cortigiani della carta stampata perché lo sostengano nella sfacciata autocandidatura alla presidenza della nuova RAI del centrodestra.
Certo, come no. Chi meglio di lui può accreditarsi come tecnico “super partes” al vertice di viale Mazzini? Nessun altro, davvero. Chi altro può far capire a Giorgia Meloni di avere a portata di mano la chiave di volta per far capire alla politica italiana che è indispensabile aprirsi al merito e non rinchiudersi nel “ridotto della Valtellina” di Colle Oppio quando si tratta di scegliere solo i migliori per rilanciare la RAI?
E non basta guardare solo al futuro di viale Mazzini, dal momento che con Minoli in plancia di comando, la premier potrà contare anche sui suoi preziosi consigli politologici.
Chicche su chicche: un investimento di sicuro successo.
Ma come mai questi “bronzi di Riace” al servizio dell’”inventore della TV” non riescono a fargli qualche domanda sul suo passato? Perché che Minoli sia stato un ottimo uomo di prodotto, questo nessuno lo può negare, ci mancherebbe.
E’ invece sul suo passato di manager che ci sarebbe molto da dire. Come quando diresse Rai Due e Rai Tre per essere poi rimosso d’urgenza per i disastri amministrativi provocati.
Come mai nessuno gli chiede dei retroscena dei ricchi contratti spuntati, dopo aver incassato incentivi all’esodo che non dovevano consentirlo?
Come mai nessuno si informa, chiedendo per esempio a manager interni come Gianfranco Comanducci, o esterni come Luca Josi, delle vicende legate alla soap siciliana naufragata perfino con strascichi giudiziari?
Ecco, fare il tifo per un amico e’ più che legittimo. Per essere credibili (e vale per Minoli come per i suoi laudatores), occorre pero’ anche essere obiettivi.
Magari ricordando pure come il “rieccolo!” di viale Mazzini ha avuto la carriera spianata proprio dalla politica, non solo da “Mixer”, “La storia siamo noi” (peraltro “scippata” a Renato Parascandolo) e “Un Posto al sole”. Cioè proprio da Fanfani, dal suocero Ettore Bernabei, da Bettino Craxi (poi ripudiato con qualche articolo su L’Unità) etc etc…