Rai, le frustrazioni di Paolo Festuccia (La Stampa) sui nuovi assetti della TGR
Una volta, quando il “Corriere della Sera” arrivava a vendere un milione di copie, nelle redazioni della carta stampata girava questa battuta: “I giornalisti si dividono in due categorie: quelli che lavorano per il Corriere e quelli che sperano, prima o poi, di poterli raggiungere”.
C’era del vero, naturalmente, anche se non tutti erano disposti ad accettare determinati compromessi pur di raggiungere quel prestigioso obiettivo professionale.
Lo stesso valeva per la Rai, che poteva offrire ai più narcisisti della categoria, oltre alla firma, anche il video o quantomeno la voce nella radiofonia.
Tra questi, in quota DC (do you remember, Roberto Sergio?), spiccava per insistenza uno degli attuali capiredattori de “La Stampa”, l’ineffabile Paolo Festuccia, ora specializzato nel denunciare le magagne di viale Mazzini in tema di lottizzazione.
Così, fa un po’ ridere leggere sul quotidiano torinese la sua scandalizzata denuncia sui nuovi assetti della TGR, per il moltiplicarsi delle condirezioni e delle vicedirezioni della più grande testata (non solo radiotelevisiva) europea, forte di un organico di 850 giornalisti.
Tre condirettori e sei vicedirettori, ma vogliamo scherzare?, si chiede orripilato Festuccia.
Per poi concludere (ma solo dopo aver schizzato fango sul direttore, Alessandro Casarin): “Mamma Rai non ha mai lasciato nessuno a piedi”.
No, caro Festuccia, a qualcuno è capitato: a te, per esempio.