Rai: la rivolta della base contro i sindacati per la scelta del candidato interno
La scelta dei vertici sindacali Cgil-Cisl-Uil, con l’aggiunta del “ruotino di scorta” Ugl, di indicare il funzionario Gianluca De Matteis Tortora come candidato interno dei lavoratori Rai, sta provocando un terremoto.
Con dimissioni in serie non solo dalla RSU aziendale, ma proprio dalle organizzazioni di rappresentanza. Il minimo che potesse succedere, vista la personalità del personaggio prescelto. Che entra in Rai in quota Gentiloni (allora solo ex-ministro delle Comunicazioni), per fare subito il primo “salto della quaglia” come assistente del consigliere berlusconiano Antonio Verro, per poi riprendere i vecchi contatti con gli ambienti piddini (Bonaccorsi, Verducci, la consigliera Borioni etc etc) e cominciare a fare un po’ di carriera grazie alla protezione dell’ineffabile Alessandro Picardi, marito della ministra Lorenzin.
Messo da parte dal nuovo direttore dei Rapporti Istituzionali, Fabrizio Ferragni, stanco dell’ingiustificato rampantismo di questo “uomo per tutte le stagioni” incapace di rispettare le regole gerarchiche, negli ultimi tempi si era specializzato nel ruolo di vittima del mobbing.
Tutto da ridere per tutti, tranne che per le centrali sindacali, che invece l’hanno ritenuto il più idoneo per far scappare dirigenti e iscritti. Così, oltre a Roberto Natale (ex-portavoce della Boldrini, ma almeno autentico sindacalista FNSI e Usigrai) e al consigliere uscente Carlo Freccero (che adesso aspira addirittura a succedere a Monica Maggioni, come presidente giallo-verde), comincia a delinearsi per la Rai un CdA degli orrori con l’unica eccezione della “candidatura di bandiera” del centro-destra di Lorenzo Mucci, bravo e apprezzato dirigente della Produzione.
Se poi davvero Mario Orfeo sarà nominato a giorni direttore della Gazzetta dello Sport, sarà interessante cercare di capire chi potrà essere il fortunato amministratore delegato targato M5S-Lega. E con i nuovi poteri, non ci sarà più molto da ridere.