RETE UNICA: L’ITALIA INCIAMPA SULL’ABC DELLA CONCORRENZA. FUSIONE OF-FIBERCOP A RISCHIO ANTITRUST

RETE UNICA: L’ITALIA INCIAMPA SULL’ABC DELLA CONCORRENZA. FUSIONE OF-FIBERCOP A RISCHIO ANTITRUST

28 febbraio 2025

Il dossier delle telecomunicazioni non sembra trovare pace. Prima lo scorporo della rete da Tim con Kkr che ha acquistato l’infrastruttura in rame e quel poco di fibra che c’era in Fibercop. Poi la grana Open Fiber, l’altra azienda che posa la fibra a terra, salvata da un finanziamento bancario che è stato una processione a Lourdes.

Da qualche settimana anche l’azionariato di Tim sta subendo smottamenti con l’ingresso di Poste in sostituzione di Cdp, Iliad che si affaccia per contribuire al consolidamento e quelli di Vivendi sempre agitati e in attesa di scappare via con meno perdite possibili.

Nel frattempo Kkr si sta accorgendo che l’investimento in Fibercop non è proprio come lo immaginavano o come glielo avevano rappresentato (gli americani stanno con i capelli dritti e poche settimane fa hanno cacciato l’AD Ferraris).

Palazzo Chigi e il Mef provano a mettere un po’ di ordine al traffico di problemi da giramento di testa.

Ma a tutto questo si aggiunge adesso la famosa zappa sui piedi, di cui l’Italia conferma di essere campione olimpico. Proviamo a spiegare. È arrivato il momento di fare la rete unica, ovvero mettere sotto lo stesso cappello le società che gestiscono le reti in fibra, ovvero vanno fuse insieme Fibercop e Open Fiber. Al di là della complessità di mettere d’accordo soci strutturalmente diversi (fondi australiani, fondi americani, Cdp, Mef), quello che andrebbe fatto è disegnare il progetto di rete unica sapendo già quali vincoli sono posti dall’Unione Europea, al fine di eseguire una procedura pulita e veloce che permetta alla futura azienda di marciare velocemente verso la messa in opera della rete (entro giugno 2026 deve essere completata per ottenere i denari del Pnrr).

La regola più importante da seguire è: la fusione Open Fiber-Fibercop non deve contenere i tratti di rete in fibra che passano per le aree a concorrenza di mercato (le famose aree nere). Quindi devi vendere le aree nere a un soggetto che non sarà parte della rete unica. Se invece lasci le aree a concorrenza di mercato dentro il progetto di fusione, l’antitrust europeo non darà mai l’autorizzazione a procedere.

Da via XX Settembre è stato inviato un progetto di fusione Open Fiber-Fibercop con dentro anche le aree nere. Ed ecco la famosa zappa sui piedi. Non è chiaro se il file spedito sia definitivo o in bozza, sta di fatto che o l’Italia rimedia alla prima comunicazione o quel progetto andrà avanti schiantandosi sul muro dell’autorità per la concorrenza dei mercati.

E il rischio stavolta non sarà solo di aver perso una valanga di tempo, ma anche tanti quattrini, soldi di tutti i contribuenti.