Russia: con la promozione di Dmitrij Patrushev, le “Torri” del Cremlino guardano al dopo Putin e al business
Le venti “Torri” del Cremlino e la necessità di proteggere il business
Il Cremlino ha venti Torri”, ognuna delle quali rappresenta un gruppo di potere: una “famiglia”. La fallita invasione-lampo dell’Ucraina, che si è trasformata in una guerra di pantano, ha alimentato le fratture tra queste, fino a quel momento in pace tra loro e ognuna è corsa ai ripari scegliendo di puntare su “cavalli” specifici per proteggere il business.
Pressare direttamente Vladimir Putin, infatti, è impossibile per due motivi: da una parte è stato lo stesso Zar a contribuire attivamente a far crescere il benessere delle “Torri” e quindi c’è un debito di riconoscenza/sudditanza. Dall’altra, il presidente russo ha occhi e orecchie ovunque, come conferma la lunga scia di misteriosi omicidi-suicidi-incidenti, che i ben informati imputano a tentativi più o meno maldestri di tradimenti o sgarbi. Di conseguenza, l’unica chance per le “Famiglie è “giocare di sponda”. Cioè, pianificare il dopo-Putin e intanto tenere monitorata la situazione, collocando i propri uomini in ruoli-chiave all’interno delle istituzioni e delle forze armate russe.
Le “Famiglie” e i loro rapporti con Patrushev e Shoigu
La promozione di Dmitrij Patrushev a vice primo ministro russo si inquadra pienamente in questo contesto. Il padre Nicolaj, potente amico di Putin e referente di alcune “Torri”, ha lasciato senza esitazioni la guida del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa all’ex ministro della Difesa Sergej Shoigu per andare a ricoprire l’incarico di consigliere di Putin. Apparentemente, si tratterebbe di un durissimo downgrade. In realtà Patrushev senior è riuscito in un’impresa impossibile, che anche un leader carismatico come Evgenij Prigozhin aveva fallito: scardinare Shoigu dal vertice del ministero della Difesa. Parallelamente, ha fatto promuovere suo figlio Dmitrij, avvicinandolo al “Sole” (finora era ministro dell’Agricoltura) e allo stesso Putin, rimanendo lui stesso direttamente accanto al vecchio compagno del KGB.
Il ruolo delle “Torri” nella promozione di Patrushev e nella sostituzione di Shoigu
Ovviamente la doppia manovra non è solo opera di Patrushev. Sono state le “Torri” in primis a creare le condizioni necessarie affinché il rimpasto di governo si potesse concretizzare, contribuendo anche a indicare ruoli e figure ben definite. Diversi gruppi di potere, soprattutto quelli a cui era affiliato Prigozhin, non hanno mai avuto buone relazioni con Shoigu, in quanto l’ex ministro della Difesa si dice faccia capo ad altre “famiglie”. Tanto che si sospetta che ci fosse il suo zampino per alcuni grossi affari andati male nell’ultimo biennio. La situazione si è andata costantemente deteriorando, al pari passo del fatto che non si vede la luce sul versante Ucraina. Questi due elementi hanno posto serie ipoteche sui piani delle “Famiglie”, che sono dovute correre ai ripari, lavorando come di consueto ai fianchi per arrivare alla sua sostituzione. Una sostituzione, peraltro, avvenuta in un momento d’oro per le truppe russe: sono in netto vantaggio sui soldati ucraini e continuano ad avanzare.
L’arresto del generale Kuznetsov e la nomina dell’economista Belousov alla Difesa
Ulteriori elementi di sostegno a questa tesi derivano dall’improvviso arresto per corruzione del generale Yuri Kuznetsov, al vertice delle risorse umane del ministero della Difesa russo, e dalla nomina a titolare del dicastero dell’economista Andrei Belousov. Ufficialmente, si tratta di una scelta effettuata per arginare il fenomeno della corruzione tra le forze armate e per razionalizzare la gestione delle spese militari. In realtà, si pensa che il nuovo ministro avrà il ruolo di riequilibrare le assegnazioni delle commesse e dei contratti per le forniture, che durante il regno di Shoigu erano state concentrate a favore di pochi gruppi industriali ed economici. Non è un caso, infatti, che Belousov durante il suo primo intervento da ministro davanti al Consiglio della Federazione abbia affermato che tra le sue priorità ci sono il controllo dei prezzi nelle commesse militari e l’integrazione dell’economia delle forze armate in quella generale del Paese. Inoltre, il titolare della Difesa ha sottolineato che una nuova eventuale mobilitazione militare al momento non viene presa in considerazione.
Dmitrij Patrushev è considerato il cavallo su cui puntare per il dopo-Putin
La promozione del giovane Patrushev, però, ha anche un’altra valenza: secondo diverse fonti russe, infatti, Dmitrij è considerato un buon candidato per la futura successione a Putin. E’ un uomo pragmatico, poco avvezzo a sbilanciarsi verso l’interventismo o il garantismo. Gode di buone relazioni in tutto l’establishment, ma non è riconoscibile – a differenza del padre – come sodale di un gruppo di potere specifico. Inoltre, grazie a Nicolaj e alle sue doti diplomatiche, ha un ottimo rapporto con Putin. Lo conferma il fatto che sia uno dei pochi “manager” del governo russo a rimanere nel suo incarico pur non essendosi mai sperticato in lodi per l’“Operazione Militare Speciale” (che però non ha mai criticato). Di conseguenza, per le “famiglie” Dmitrij Patrushev è un buon cavallo su cui puntare a medio termine. Anche perché il presidente russo, seppure vengano periodicamente smentite le voci su sue presunte malattie, ha comunque 71 anni e non potrà governare ancora a lungo. Il neo vice primo ministro, invece, di anni ne ha solo 47 e quindi non ha fretta.