Russia/Ucraina, il sequestro che seppellisce l’Europa

Russia/Ucraina, il sequestro che seppellisce l’Europa

18 dicembre 2025

Al Consiglio europeo di oggi l’Unione arriva nuda. Se davvero, come sostiene Kaja Kallas, non esiste un piano B, allora il piano A – il sequestro degli asset russi – non è solo in difficoltà: è politicamente morto. E la cosa più imbarazzante è che a certificarne il fallimento non sono i soliti “guastatori”, ma il Paese chiave dell’operazione: il Belgio.

Qui siamo oltre il dissenso. In Belgio è successo l’impensabile: la politica ha smesso di litigare. Sinistra radicale e destra dura, Vallonia e Fiandre, francofoni, fiamminghi e germanofoni tutti allineati dietro Bart de Wever. Un miracolo politico ottenuto grazie a un’idea geniale di Bruxelles: usare i soldi russi come se fossero già suoi. Persino i socialisti valloni, che fino a ieri dipingevano de Wever come l’Orbán europeo, oggi chiedono “basi giuridiche incontestabili”. Traduzione: fermatevi.

Eppure a Bruxelles si continua a far finta di niente. Si parla di articolo 122, di maggioranze qualificate, di scorciatoie procedurali. Ma il problema non è il voto: è la legge. Congelare gli asset è discutibile, ma ancora difendibile. Usarli come garanzia è sequestro. Punto. E il sequestro è illegale, anche se lo chiami “prestito per la pace”.

I mercati, come sempre, arrivano prima della politica. Fitch mette Euroclear sotto osservazione negativa e manda un messaggio chiarissimo: qui non stiamo discutendo di principi morali, ma di rischio sistemico. Per il Belgio, 200 miliardi di euro sono un tail risk enorme anche se la probabilità è dell’1%. Ma a Bruxelles il concetto di “tail risk” sembra ignoto.

Nel frattempo Friedrich Merz alza la posta e parla di decisione “esistenziale”. Classico errore europeo: quando la mano è pessima, si rilancia. Nessun piano B, nessuna alternativa credibile. Il prestito europeo? Giuridicamente impossibile. Politicamente bloccato. Allora cosa resta? Il rinvio. Fingere che il piano sia vivo, finanziare l’Ucraina a consumo e sperare che qualcun altro risolva il problema.

Quel qualcuno, ovviamente, sono gli Stati Uniti. L’unico piano di pace sul tavolo è americano. E forse non è un caso se l’opposizione al sequestro degli asset è esplosa all’improvviso e in modo coordinato. L’Europa voleva fare la guerra finanziaria senza pagarne il prezzo. Ora scopre che la credibilità non si sequestra. E quando la perdi, non basta un articolo del Trattato per riaverla.