Scuola, i docenti elementari con il solo diploma sono “precari di Stato”
Qualche attento lettore penserà che il titolo di questo articolo possa essere un refuso intendendo che “i precari sono dello Stato” ovvero lavoratori che lavorano con contratti a tempo determinato e che possono, un giorno, aspirare ad essere inseriti in ruolo e passare da lavoratori precari a lavoratori con impiego fisso.
Mi dispiace ma il senso di questo titolo vuole, invece, stigmatizzare come la recente sentenza del Consiglio di Stato abbia creato “i precari di Stato” cioè coloro che dopo 15 o 20 anni di insegnamento nelle scuole elementari non potranno più sperare di essere considerati maestri o maestre a pieno titolo ma potranno solo essere considerati, se tutto va bene, al massimo supplenti nella scuola.
Stime ufficiali parlano di 20 mila persone che rischiano di essere retrocesse da personale di ruolo a personale precario.
Infatti, la sentenza recentemente pronunciata dal Consiglio di Stato ha stabilito che i docenti diplomati prima del 2001/2002 potrebbero essere cancellati dalle graduatorie anche se sono già diventati di ruolo, ovvero licenziati, solo perché il diploma non è più un titolo abilitante e questi insegnanti, in possesso solo di un diploma magistrale conseguito entro il 2001/2002, dovranno essere esclusi dalle Graduatorie a Esaurimento perché non laureati.
Le Graduatorie a Esaurimento sono le graduatorie dove sono iscritti i docenti che sono in possesso di abilitazione all’insegnamento, e che vengono utilizzate per l’assunzione in ruolo.
L’ultima sentenza del Consiglio di Stato dello scorso dicembre stabilisce che chi ha il diploma magistrale non potrà essere inserito nelle Graduatorie a Esaurimento (addio all’inserimento in ruolo) ma solo nelle Graduatorie d’istituto, che vengono utilizzate per le supplenze annuali, quando va bene.
Insomma, le decine di migliaia di maestre e maestri, che in questi decenni hanno permesso alla scuola di funzionare, anche se sono stati inseriti in ruolo, possono essere rimossi e dichiarati precari a vita.
Un provvedimento assurdo al quale il Ministero dovrebbe porre rimedio salvando tutte quelle posizioni di chi in questi anni ha svolto diligentemente la propria attività di insegnante con passione e competenza anche se non laureato.
L’abilitazione all’insegnamento era data dal diploma magistrale e quindi non era richiesto alcun altro titolo per essere considerati docenti e visto che le regole possono cambiare non è giusto che certi cambiamenti debbano penalizzare chi il diritto di essere considerato un docente a pieno titolo se l’è conquistato con anni di lavoro e oggi si vede retrocesso a precario con in più il rischio di trovarsi senza occupazione da un giorno all’altro.
Insomma, un bel pasticcio combinato dalle norme che questa maggioranza governativa ha posto in essere e che il Consiglio di Stato ha solamente applicato nella sua sentenza.
Ora vediamo come la politica saprà rimediare salvaguardando chi la scuola l’ha fatta funzionare fino ad oggi e riconoscendo la professionalità ottenuta stando “sul campo” e non per titolo di laurea.
Se si debbono cambiare le regole non si può fare come il re leone del libro della giungla, che modificava le regole secondo le sue convenienze durante una partita di pallone, ma lo si faccia rispettando il lavoro di chi ha fatto crescere i nostri figli e nipoti con passione, competenza e merito.
Già con “competenza e merito” termini che da anni sono desueti in questa nostra Italia e che ormai sono penalizzanti per i mortali cittadini a meno che non fai il politico… ma questo è un altro discorso.