
Se la CONSOB ha già “assolto” Caltagirone, Milleri e Lovaglio, ora c’è un boomerang contro la Procura milanese
E adesso c’è molta curiosità per vedere come se la caveranno i cronisti giudiziari sempre al servizio della Procura milanese di fronte allo “scoop” del Sole24Ore. Perché il verbale -addirittura di metà settembre- della CONSOB, pubblicato dal quotidiano di Confindustria, non lascia dubbi: non c’è stato alcun “concerto” tra Caltagirone, Milleri e Lovaglio per prendere il controllo di Mediobanca e Generali.
Per i pubblici ministeri che li hanno indagati e’ un bel ceffone, una clamorosa “sconfessione”, destinata fatalmente a rinfocolare le polemiche sulla necessità di arrivare rapidamente ad una riforma della giustizia destinata a ridurre lo strapotere dei rappresentanti dell’accusa.
Che troppo spesso finiscono per alimentare i sospetti di una “supplenza” giudiziaria in campo politico, economico e finanziario.
Ci sono poi altri aspetti che vanno considerati per capire fino in fondo i retroscena di una vicenda come questa.
Aspetti che meriterebbero l’attenzione di quei famosi “giornalisti d’inchiesta” specializzati solo nel denunciare le presunte magagne addebitabili ad esponenti del centrodestra.
Per esempio, andando a spulciare i legami tra certi magistrati milanesi e determinate banche ben contente di favorire coniugi in difficoltà o figli disoccupati delle toghe.
Tutto regolare? Mai nulla in cambio?
E siamo sicuri che dietro questo particolare attivismo di certi giudici e pm non ci siano pure le spinte di chi -con la sconfitta di Mediobanca e Generali ad opera di Caltagirone, Milleri e Lovaglio- potrebbe ora essere preoccupato della possibile scoperta di sconvenienti intrighi della vecchia gestione?
Perché è inutile girarci intorno: lo scardinamento del vecchio potere finanziario esclusivamente milanese ad opera dei “barbari” romani e dei loro alleati, sta facendo impazzire di rabbia parecchi orfani.
Quasi quanto quelli del Pd e delle sinistre associate dopo la sconfitta elettorale e la nascita del governo di Giorgia Meloni. Che dopo tre anni e’ ancora lì e continua a mietere successi e crediti anche in campo economico e finanziario.


