Soccorsi in mare, 1997-2019/2024: una storia della giustizia italiana
28 marzo 1997, Venerdì Santo: una vecchia carretta, un tempo motovedetta, carica di circa centocinquanta albanesi che fuggono dalla guerra per bande di Valona, avanza nel golfo di Otranto verso le nostre coste.
Il governo dell’epoca, con Prodi presidente del Consiglio, Andreatta alla Difesa e Napolitano all’Interno, aveva deciso il blocco navale per impedire un esodo massiccio dall’Albania.
E così una nostra nave militare, la corvetta Sibilla, sperona la carretta albanese: 81 annegati, 27 dispersi, 34 sopravvissuti. Una tragedia. Subito però derubricata in “collisione sfortunata” e senza che Prodi, Andreatta e Napolitano venissero ascoltati e/o inquisiti.
Agosto 2019: una nave della Ong “Open Arms” con circa 150 migranti salvati in mare chiede un “porto sicuro” all’Italia, rifiutando Malta e Spagna.
Il governo italiano, Conte presidente del Consiglio, Trenta alla Difesa, Salvini all’Interno e Toninelli ai Trasporti, dispone di non far sbarcare 107 migranti lasciandoli 19 giorni sulla Open Arms.
L’Ong si rivolge allora alla Procura di Palermo che impone lo sbarco e invece di procedere contro il governo, decide di processare solo Salvini.
Nessuno di questi migranti, al contrario dei disgraziati albanesi di 22 anni prima, è morto in mare.
Tuttavia per Salvini i pm chiedono 6 anni di galera, mentre allora, con 81 annegati e 27 dispersi, per Prodi, Andreatta e Napolitano, la magistratura non emise nulla. Neppure un fiato.
Ecco, Sassate dedica questa storia italiana all’ANM e a tutti coloro – oltre i magistrati – strepitano contro la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri.