
Stop a Orcel, via libera ai francesi. L’assurda vicenda anti-italiana di Banco Bpm
La vicenda del muro leghista contro l’opa di UniCredit su Banco Bpm sta assumendo sempre più i contorni di una vicenda tragicomica. E il finale potrebbe essere peggio di un film horror: l’Italia si beccherà uno schiaffone dall’Europa e la Bpm diventerà francese.
Vi ricorderete che quando Orcel lanciò l’offerta per acquistare la terza banca italiana, subito la Lega corse a fare dichiarazioni contro UniCredit. Prima dicendo che quella non è una banca italiana, poi Salvini ha chiamato in causa le responsabilità della Banca d’Italia (neanche gli avevano spiegato che la competenza è della Bce), infine Giorgetti ha sciabolato l’arma del golden power.
Il golden power è uno strumento che dovrebbe essere utilizzato per difendere gli asset strategici nazionali. Quindi Giorgetti stava dicendo: una banca Italiana (UniCredit) che compra una banca italiana (Banco Bpm) è un problema di sicurezza nazionale. Fermo restando che sui temi bancari è l’Europa che tecnicamente decide cosa è sicurezza nazionale, resta la domanda sul perché la Lega si è comportata così e perché Giorgetti si è inventato un pasticcio simile. Pasticcio che ha generato due conseguenze:
1. L’Europa ha detto all’Italia che ha usato male il golden power e non è escluso che si apra una procedura d’infrazione contro Roma. E ciò porterà anche al drastico indebolimento dell’istituto del golden power che era uno dei pochi strumenti di difesa nazionali contro infiltrazioni, ad esempio, russe o cinesi che vorrebbero controllare pezzi di asset italiani.
2. Mettendo fuori gioco Orcel, Banco Bpm sta scivolando nelle mani dei francesi. Credit Agricole infatti è il primo azionista del Banco con il 20% e ha chiesto anche l’autorizzazione a salire al 30%. Tra pochi mesi, ad aprile, ci sarà il rinnovo del board della terza banca italiana e a quel punto i francesi avranno il controllo della governance.
Ma cosa significa che il Banco diventa francese? Intanto vuol dire che il più importante tessuto imprenditoriale italiano avrà accesso al credito finendo sotto scacco di Parigi. Secondo, gli impieghi della liquidità del Banco saranno gradualmente spostati su progetti a trazione francese. Terzo, la presenza diretta di Agricole in Italia e quella indiretta con il controllo della governance del Banco farà sì che il gruppo di fatto Agricole-Banco diventerà il primo gruppo bancario del nord Italia, anche più grande di Intesa.
Insomma, il prezzo che l’Italia sta per pagare è molto alto. Fermare l’antipatico Orcel per salvare la poltrona dell’ad Giuseppe Castagna e nascondere sotto il tappeto la polvere del passato del Banco è un gioco perverso che sta arrivando al suo epilogo. Se il governo non risolve nei prossimi mesi questa situazione, la Francia avrà gioco facile e le cooperative verdi di Parigi isseranno la loro bandiera in piazza Meda.


