Tagliaferri, l’”inadatto” presidente della ALES che ha squarciato il velo degli imbrogli MPS al MIC
E adesso vediamo in quanto tempo la Corte dei Conti si degnerà di inquisire i dirigenti del Monte dei Paschi che hanno lucrato sugli interessi da riconoscere alla ALES, la controllata del Ministero della Cultura. Sarà rapida come per gli accertamenti sulle spese dell’ex-ministro Sangiuliano, oppure se la prenderà comoda come per le altre inchieste per danno erariale che riguardano la banca del Pd, cioè l’istituto di credito senese?
Interrogativo più che legittimo, dopo il clamoroso “scoop” pubblicato da “La Verità” e naturalmente ignorato da tutti i media che in questi ultimi giorni si sono dedicati ad illustrare le presunte inidoneità ed inadeguatezza del presidente di ALES, Fabio Tagliaferri.
Essendo stato nominato da Sangiuliano, contro di lui ne hanno scritto di tutti i colori, sottolineando ad ogni citazione la sua amicizia con Arianna Meloni, la sorella della premier.
Ora, però, “La Verità” ha squarciato il velo di tanto livore: Tagliaferri aveva beccato con le mani nella marmellata i dirigenti di Montepaschi che – con l’ovvia complicità di complici interni al MIC – hanno per anni evitato di pagare gli interessi sui ricchi depositi di ALES.
Non basta: stessa storia – anche se di dimensioni più contenute – tra le Scuderie del Quirinale (controllata ALES) e la genovese Banca Passadore, altro istituto di credito protagonista in eventi graditi alla sinistra.
Ma leggete attentamente lo “scoop” de “La Verità” che riportiamo integralmente qui sotto e che meglio di ogni altro racconto getta un’ombra inquietante su alcuni retroscena del linciaggio al quale è stato sottoposto l’ex-ministro Sangiuliano per lo smantellamento del sistema di potere del Pd e delle sinistre all’interno del MIC.