
Tutta la Procura di Milano su MPS mentre i francesi assaltano BPM: intrighi e giochini per la prossima bagarre…
Milano contro Roma, avevamo scritto. E Roma ha vinto. Ma che diventasse, sul piano politico, la Procura di Milano contro il governo di Roma era meno scontato. E mentre tutti sono ora concentrati nella caccia alle streghe, la finanza francese avanza silenziosa. Ma neanche troppo silenziosa. C’é difatti una crescente tensione sul rinnovo dei consigli di amministrazione nel 2026 e i nuovi tecnicismi della lista del cda aiutano a far lievitare gli intrighi: BPM lavora duramente per nascondere il controllo di Credit Agricole dietro la lista “civetta” del consiglio di amministrazione. Massimo Tononi si muove per nominare, oltre che sé stesso, anche qualche “indipendente” del Credit Agricole. Nelle stesse ore proprio i francesi minacciano di presentare una lista di minoranza (con il suo 20% del capitale).
Il cardinal Tononi, per manovrare, ha chiesto aiuto a Maria Luisa Gota, presidente di Assogestioni, con l’intento di evitare una lista dei gestori che creerebbe grosse grane ai gallici pronti a fare i galletti ingordi. Ma la Gota, di riferimento per Intesa, si muove in maniera un po’ scomposta in questo risiko, lascia troppe tracce e fastidi lungo la strada, e forse non é neanche coordinata col CEO Messina che si è dichiarato giustamente estraneo a certe logiche. I più maligni dicono che, dopo il siluramento dell’head hunter di Intesa (Egon Zehnder) dal comitato dei gestori, la presidente cerchi di riaffermare un suo ruolo, anche personale, proprio sulle nomine che dovrebbero essere fatte dal comitato indipendente. La Gota è già stata pizzicata (leggi il settimanale Moneta) a gestire contatti con Oliveti – guarda caso presidente di Enpam e componente del cda di BPM – per spingere le casse previdenziali ad entrare proprio nel comitato dei gestori di Assogestioni.
Va detto che BPM sarà centrale per i prossimi passi del risiko italiano ed è però vitale per la finanza francese, dopo le perdite subite sul fronte Unicredit. Così l’Agricole ritiene di poter controllare BPM senza lanciare un’OPA e senza chiedere permesso a nessuno (come dar loro torto, la Consob è sempre assonnata), e mettere così le zampe su Anima Sgr e altri 170 miliardi di risparmio degli italiani. Ad ulteriore sfregio, Agricole, che è retto da una struttura capitaria tipica delle vecchie banche popolari, lo farebbe in barba alla legge italiana che ha invece imposto la trasformazione in SPA delle popolari nostrane. Insomma, è alle porte una nuova distruzione del nostro risparmio: ricordiamo come dalla sua trasformazione in spa BPM abbia premiato i suoi azionisti con un bel +800% mentre la vecchia popolare Agricole un misero +140%.
Si sa poi che i francesi sono bravi a fare sistema e tante voci autorevoli sostengono i loro interessi. Gota non troppo tempo fa ha inaugurato una serie di iniziative con l’AREL di Enrico Letta, membro dell’advisory board di Amundi nel 2016 proprio quando il debole governo Gentiloni ha regalato Pioneer e 220 miliardi di risparmi italiani alla società di gestione di Credit Agricole. Sarà un caso che il fido (per i francesi) Letta abbia invitato la presidente di Assogestioni sul palco al Foro di dialogo Italia-Spagna proprio il giorno prima di incontrare il buon Tononi? Vedremo ad aprile cosa Assogestioni farà nella assemblea di BPM. Sta di fatto che mentre tutti sono distratti dalle mosse della procura milanese, nel capoluogo lombardo spicca in controluce l’immagine sempre più nitida della Torre Eiffel.


