Ucraina-Russia, la guerra sarà decisa dalle evoluzioni delle dottrine Wolfowitz-Gerasimov e dalle elezioni negli Stati Uniti
A novembre negli USA si scontreranno il Pentagono/Industria/Lobby ebraica e la dottrina Monroe (Trump). L’Europa è rimasta nel mezzo e presto dovrà prendere una decisione strategica.
La finestra di otto mesi che gli Stati Uniti avevano concesso a Putin si è chiusa. L’ok a usare armi americane in Russia lo conferma
La finestra di otto mesi, che gli Stati Uniti avevano concesso a Vladimir Putin per trovare un accordo con Zelenski, si è chiusa. Lo conferma l’autorizzazione di Washington all’Ucraina sull’uso di armi USA per colpire target in Russia. Placet subito seguito da provvedimenti analoghi da altri Paesi, tra cui l’Olanda, che ha confermato l’imminente invio a Kyiv di caccia multiruolo F-16, i quali potranno attaccare dove ritengano più opportuno. Non è un caso, infatti, che gli ultimi target ucraini in territorio russo siano principalmente legati ai sistemi di difesa anti-aerea e anti-missile di Mosca. L’obiettivo è indebolirle preventivamente per permettere ai droni e ai nuovi assetti donati dall’Occidente di colpire sistematicamente all’interno del territorio russo. Ciò con un duplice scopo: da una parte aumentare la pressione sulla popolazione e, di conseguenza, sul governo della Federazione; dall’altra, danneggiare le infrastrutture logistiche russe per rallentare la loro offensiva e mettere in grado le forze di Kyiv di poter reagire efficacemente (anche grazie ai nuovi assetti).
Quale saranno le successive evoluzioni delle dottrine Wolfowitz-Gerasimov?
In questo contesto, comunque, c’è una grande incognita. Di fatto, è in corso uno scontro tra due dottrine: quella Wolfowitz, evoluzione in chiave neocon di quella Truman, e quella Gerasimov, considerata particolarmente aggressiva e quindi pericolosa. Le difese e le risposte tra le parti, infatti, si basano sui rispettivi principi. Il capo di Stato Maggiore della Difesa russo, però, è considerato traballante se non in uscita. A proposito ci sono numerosi segnali: dalla sostituzione improvvisa di Shoigu alla guida del Ministero della Difesa agli arresti eccellenti di alti ufficiali sempre più vicini “al sole”. Di conseguenza, se Gerasimov dovesse essere sostituito, non c’è certezza che il suo successore persegua la medesima dottrina. Soprattutto, se l’impostazione del conflitto da parte del “nemico” dovesse cambiare, come si suppone nei circoli internazionali. Inoltre, pur nel caso continuino ad essere adottate, le due dottrine sono fortemente suscettibili di ulteriori evoluzioni.
Da Yalta alla mancata integrazione della Russia nell’Occidente, nonostante i tentativi “ad personam”
Durante la guerra fredda, le dottrine – pur essendo contrapposte – erano parzialmente conciliabili perché quella sovietica era di contenimento con vasto ambito “di stati cuscinetto” e quella americana di intervento in caso di pericolo e su richiesta, il tutto con una situazione ben definita da Yalta. A partire dallo scioglimento dell’ex URSS, invece, sono diventate entrambe progressivamente sempre più aggressive in una situazione non indefinita. La Federazione Russa dalla sua nascita per 20 anni si è arricchita con oltre 200 miliardi di euro di saldo positivo della bilancia commerciale, ma non è stata integrata politicamente nell’Occidente. Ciò, nonostante alcuni tentativi “ad personam” come quello di Silvio Berlusconi con lo “spirito di Pratica di Mare”, che però fu bloccato tempestivamente da Donald Rumsfeld e dal suo circolo.
L’Europa oggi è a un bivio e non può più permettersi di perdere tempo
Oggi l’Europa si trova in mezzo a questa situazione di fragilissimi equilibri e presto dovrà prendere decisioni, che potrebbero influire pesantemente sul suo futuro. Se negli Stati Uniti a novembre prevarrà il duopolio Pentagono/Industria/Lobby ebraica e la Russia non arretrerà di un passo, il Vecchio Continente dovrà necessariamente esporsi per stabilire da che parte stare. Inoltre, in ogni caso dovrà aumentare le spese per la sicurezza/difesa in modo molto sensibile e per lungo tempo. Se vince Trump, invece, ci sarà un ritorno alla dottrina Monroe e l’Europa se la dovrà vedere da sola o quasi. Quindi, gli investimenti per la sicurezza/difesa dovranno essere ancora di più e maggiormente veloci. Stoltemberg, nonostante gli attacchi subiti nei giorni scorsi, sembra avere una visione molto chiara in questo senso. Tra le righe di quelle che sembrano esternazioni quantomeno avventate, infatti, appaiono chiari i messaggi sul fatto che in un modo o nell’altro Putin debba essere contenuto. Gli Stati Uniti, intanto, giocano la loro partita e a loro non sembra vero che non debbano più crearsi un nemico/antagonista reale per i prossimi 30 anni. Il “regalo” più grande è stata la stessa Russia a farlo a febbraio 2014, cambiando il corso della storia e risvegliando bruscamente l’Europa, che dormiva sonni profondi da almeno 10 anni. Rumsfeld dalle stelle sta ridendo, allo stesso modo di David Ben Gurion, che tifa Netanyahu. L’unico che invece ha capito, probabilmente troppo tardi, di essere finito in una trappola è Putin.