VIAGGIO NELLE AGENZIE FISCALI, dove ci sono anche “civil servant” che portano a casa in silenzio i loro successi: il “caso Alesse”
E’ uno dei pochi manager pubblici di cui si sa poco o niente: mai una foto sui giornali, mai un’intervista, tantomeno comparsate nei talk show.
Roberto Alesse, 59 anni, da poco più di un anno Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, è fatto così. Secondo la sua filosofia, devono essere i risultati a finire alla ribalta, non chi li ha raggiunti. Anche perché quei risultati sono frutto di un gioco di squadra sott’acqua che ha molti protagonisti. In questo modo, però, è più difficile fare accendere telecamere e microfoni dei media e riuscire a spiegare ai cittadini che anche i mille ostacoli della burocrazia possono essere abbattuti e reso più semplice il cammino di certe pratiche fiscali negli uffici.
Prendiamo per esempio, appunto, quelli dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (e delle Accise). Fino ad oggi erano separati per singole competenze e da 12 anni si attendeva una riforma. Una riforma che solo la pazienza e la competenza di Alesse e del suo staff potevano riuscire a portare a termine. Perché presto l’Agenzia sarà presente in maniera capillare su tutto il territorio e in ciascuno dei suoi uffici saranno trasferite tutte le competenze in tema di obblighi doganali, tabacchi, giochi e accise.
Una vera e propria rivoluzione strategica in alcuni dei settori amministrativi, tributari ed extra-tributari spesso in passato al centro di mille polemiche (e inefficienze) per le discrasie organizzative che provocavano in chi aveva la sfortuna di doversi confrontare con la PA. Non è davvero poco.
Soprattutto se si considera che ci sono altre Agenzie un po’ meno virtuose nell’individuare le riforme da varare urgentemente sui più spinosi temi della fiscalità.
Ma questo è un altro discorso, che merita di essere trattato a parte.